Avrei potuto scegliere un titolo diverso per questo articolo sulla gestione del tempo.
Ad esempio: “Come cambia la percezione del tempo durante la pandemia Covid-19”.
Invece, ne ho scelto uno curioso ma allo stesso tempo confondente e poco comprensibile.
Un titolo che mettesse in evidenza alcune nuove cattive abitudini.
Con la pandemia la frenesia fa spazio alla lentezza
Di recente ho riletto alcuni articoli in rete pubblicati circa un anno fa.
Si scriveva
“le restrizioni e l’immobilismo imposto dalla gestione della pandemia da Covid-19 hanno trasformato profondamente percezione del tempo, lasciando i ritmi frenetici per far posto alla lentezza“.
Voglio provare a dare credito a questa affermazione collocandola nel tempo all’inizio della pandemia.
A quando le persone, disorientate, non capivano cosa stesse succedendo. Ma soprattutto, a quando si aveva la convinzione che in poco tempo si sarebbe risolto tutto.
Per mesi infatti siamo stati in un limbo, nel quale molti di noi attendevano con fiducia di poter ripristinare una vita normale.
Quella normalità probabilmente non tornerà più.
Una nuova gestione del tempo
Negli ultimi sei mesi, a mio modesto avviso, abbiamo tutti acquisito la consapevolezza che la situazione si è manifestata più complicata del previsto.
Ad eccezione di coloro a cui, per limitazioni governative, veniva e viene tuttora impedito di lavorare, tutti abbiamo ripreso il nostro cammino professionale.
Ci siamo adattati alle nuove modalità di interazione virtuale, ma con un ritmo veloce e soprattutto crescente.
Ma, non avevamo abbandonato i ritmi frenetici?
E soprattutto, perché siamo diventati più frenetici di prima?
È forse perché sentiamo l’esigenza di recuperare il tempo perso? Oppure abbiamo il timore che l’evoluzione pandemica possa portare nuove e ulteriori limitazioni, che impatterebbero negativamente sul nostro lavoro?
È per istinto di sopravvivenza?
È questo che ha fatto cambiare le nostre priorità?
A tal proposito mi viene in mente l’esperienza dell’alpinista Simone Moro.
Durante una scalata sull’Himalaya, a 50 metri dalla cresta, ebbe un incidente che lo trascinò a valle. Seppur malconcio e con i tendini della mano tagliati, era in vita.
La sua priorità era sopravvivere. Ed è proprio questa fame vitale che lo aiutò a raggiungere il campo base e a salvarsi.
La mancanza di tempo nella giornata pandemica
È dunque sopravvivenza?
Mi sono fermato a rifletterci proprio in questi giorni.
Ad un certo punto mi sono reso conto che avevo la tendenza a riempire le mie giornate di appuntamenti.
Non lo facevo intenzionalmente.
Ma quando le persone mi contattavano per incontrarci in videochiamata, io dicevo di sì. Sempre.
In questo modo arrivavo al termine della giornata fisicamente distrutto.
Non mi spostavo mai dalla scrivania. Le mie pause pranzo duravano giusto il tempo per consumare il pasto o lo spuntino.
A fine giornata, la mia figlia più piccola chiedeva attenzioni da parte mia.
Giustamente. Anche lei sentiva il bisogno di quella socialità naturale che spetta a qualsiasi bambino.
Come riuscire a fare tutto?
Detto ciò io continuo ad interrogarmi:
“Sei soddisfatto del tempo che impieghi per fare quello che fai?”
“Puoi lasciar andare qualcosa?”
“Prima della pandemia riuscivi a fare tutto. Anche considerando i tempi di trasferimento fisico da un appuntamento all’altro. Oggi quei tempi non ci sono più. Ma nonostante ciò, perché non trovi il tempo per te stesso e per la tua famiglia?”
La risposta che mi sono dato l’ho concentrata nell’articolo che potete trovare a questo link: “organizza meglio le tue priorità“.