Come avrete intuito dal titolo di questo articolo parliamo di cambiamento. È uno degli argomenti che più mi appassiona. Il cambiamento è stato anche il protagonista del film della mia vita negli ultimi 10 anni.
Come cambiare quando cambiare è difficile è anche il sottotitoli di Switch on (edito in Italia da Rizzoli), un libro che affronta questo tema in un modo davvero interessante.
A scriverlo sono due fratelli, Chip e Dan Heath, il primo è professore di comportamento organizzativo alla Stanford University, il secondo è uno scrittore e professore alla Duke University.
Partiamo da un assunto che può sembrare banale ma che è maledettamente vero:
Cambiare è difficile, per questo, le persone odiano cambiare.
Detto così non riusciremmo però a spiegarci il successo di certi prodotti come l’iPhone (per cui facciamo la fila per gettare via il modello precedente), o come riusciamo ad affrontare grandi passi nella vita.
I due autori ci aiutano a comprendere: l’entusiasmo con cui affrontiamo cambiamenti profondi e la resistenza per cui cambiamenti meno impegnativi diventino così difficili.
Il nostro cervello non ha una sola mente. Non è una gran novità, molti psicologi ritengono che il nostro cervello sia costituito da due sistemi indipendenti, ma che lavorano in parallelo.
Un sistema è rappresentato dalla parte emotiva, quella più istintiva, che prova dolore e piacere.
L’altro sistema è il lato razionale, detto anche sistema riflessivo o cosciente.
L’elefante e il fantino
Per comprendere ancora meglio questi concetti, gli autori si richiamano ad una metafora ideata da un altro psicologo dell’Università della Virginia – Jonathan Haidt.
Lo scienziato paragona il nostro lato emotivo ad un Elefante e il nostro lato razionale alla sua Guida (il suo fantino).
In sella all’elefante la guida tiene le redini e sembra esercitare il comando.
Ma se riflettiamo sulla dimensione della guida rispetto all’elefante, è facile intuire chi vincerà in caso di disaccordo tra i due.
L’elefante è pigro e incostante e spesso alla ricerca della gratificazione immediata (per esempio il gelato) invece di quella a lungo termine (per esempio dimagrire).
Per realizzare un cambiamento è necessario innanzitutto tenere presente che è l’elefante che ottiene risultati, con la sua tenacia e la sua energia.
Quindi dobbiamo fare appello all’elefante così come alla guida.
Per usare concetti più aziendali: la Guida si occupa della pianificazione e della direzione, ma abbiamo bisogno della motivazione dell’Elefante che non faccia perdere tempo, impedendo il cambiamento.
Come rendere il cambiamento più facile
Perché il nostro comportamento possa cambiare, non devo limitarmi ad influenzare il mio ambiente, ma anche il mio cuore e la mia mente.
Ad esempio se decido di fare la dieta seriamente, non è sufficiente buttare via patatine, dolciumi e tutto ciò che mi fa ingrassare. Ancora, se voglio smettere di fumare non è sufficiente buttare via le sigarette.
Perché quando la situazione tornerà alla normalità, sarò capace di mantenere quel risultato?
L’Elefante non è sempre il cattivo della situazione. La sua emotività si esprime con l’amore, la compassione, l’empatia, la lealtà.
Per progredire verso gli obiettivi che vi prefiggete, avete bisogno dell’energia e della tenacia dell’Elefante!
Infatti, per affrontare il cambiamento occorre trovare un giusto equilibrio tra la Guida e l’Elefante. La prima se è troppo analitica tende a perdere tempo, il secondo deve capire dove sta andando per trovare la sua motivazione.
La conclusione è che quando Elefanti e Guide procedono all’unisono, il cambiamento è facile.
E voi? Come affrontate i cambiamenti?